Le potenze dell’anima (Sebastian Schwibach)

 

Lo scorso febbraio, poco prima che scoppiasse la pandemia, usciva per l’editore Marsilio di Venezia la nuova edizione di Le potenze dell’anima. Vie alla riforma interiore. Dal disincanto al risveglio, saggio di Elémire Zolla pubblicato per la prima volta nel 1968.

 

La nuova edizione, curata dalla moglie e orientalista Grazia Marchianò nell’ambito dell’Opera omnia, consente al lettore di attingere ad un testo che, pur da molti anni fuori commercio, mantiene intatto il suo interesse per la contemporanea riflessione filosofico-religiosa. A prima vista non si direbbe certo un saggio di attualità, ma scorrendo le pagine ci si accorge che i problemi trattati dall’autore sono, proprio per il fatto di essere inattuali, di estremo interesse per il presente.

 

La prima parte si concentra sulla struttura della soggettività, analizzata da Zolla nelle sue parti costituenti, ovvero il corpo, la ragione, l’anima e lo spirito. Se l’essere umano medio si trova imprigionato tra le maglie della triangolazione corpo-ragione-anima, ovvero materialismo-razionalismo-sentimentalismo, è possibile individuare nello spirito o intelletto la possibilità di una liberazione dalle catene e di un’apertura ad una dimensione dell’umano extrasoggettiva ovvero impersonale. La seconda parte analizza tale possibilità passando in rassegna i modi in cui l’essere umano è stato suddiviso nelle varie culture. L’autore individua cioè le diverse modalità in cui nel corso della storia si è declinato il tentativo di riforma interiore, che trova il suo culmine nella vita intellettuale, ovvero in quella esperienza di trascendimento delle opposizioni binarie e di raggiungimento dell’Unità.

 

Chi era dunque Zolla e perché l’edizione dell’Opera omnia risulta di estremo interesse tanto nell’ambito accademico quanto per il lettore appassionato di filosofia e storia delle religioni?

 

Elémire Zolla (Torino 1926-Montepulciano 2002) è stato un intellettuale di spicco del secondo Novecento italiano. Oltre all’opera saggistica e all’impegno in iniziative culturali quali le attività presso l’Istituto Accademico di Roma o l’Istituto Ticinese di Alti Studi, si è dedicato a portare la cultura fuori dallo stretto circolo del mondo accademico attraverso la collaborazione con riviste e giornali quali ad esempio il “Corriere della Sera” o “Il Sole 24 ore”. L’interesse per la filosofia critica proposta dalla Scuola di Francoforte e l’esigenza di trovare una via di fuga dalla crisi della moderna società industriale lo hanno portato ad avventurarsi nello studio della mistica, con un movimento che da Occidente ha sempre più portato verso Oriente.

 

Ebbene, proprio l’intreccio tra critica della modernità e tentativo di trovare una via di uscita da tale impasse è uno dei punti di forza del pensiero zolliano, che al rigore metodologico affianca una inesausta passione per la verità. Mentre fioriscono gli studi contro il mondo della tecnica o a suo favore, mentre l’ambientalismo viene di volta in volta osteggiato o applaudito dalla società, mentre si cerca di individuare dispositivi economici atti a mitigare la dilagante crisi sociale, ambientale, finanziaria, Zolla dal recente passato indica una strada diversa, una via in interiore homine, una possibilità di riforma dell’interiorità prima ancora che della società. Solo a patto di non essere più automi e di seguire il motto delfico “conosci te stesso” fin nelle più desolate contrade della propria anima, solo a condizione di scendere nell’Ade della nostra interiorità per emergerne ricchi di esperienza e conoscenza, sarà possibile individuare i nodi che impediscono di vivere una vita degna di essere vissuta, una vita libera tanto dalle coazioni sociali quanto da quelle personali.

 

Questa è la strada che nella sua opera di poligrafo Zolla ci indica, una strada che continua ad arrivarci come un sussurro nel caos metropolitano.

 

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Sebastian Schwibach è dottorando in “Contemporary Humanism” (curriculum “Philosophy and Religion”).